42 anni dopo…  Peppino Impastato

42 anni dopo… Peppino Impastato

Un nome, quello di Peppino, che ormai rispecchia l’emblema della lotta all’ illegalità e al “rifiuto” delle associazioni mafiose.

Affinché ci sia la legalità non è sufficiente osservare una regola scritta o un ammonimento. Legalità vuol dire dare a ciascuno ciò che gli spetta, rispettare il principio secondo il quale non bisogna mai smettere di avere ‘fame e sete di giustizia’, battersi quotidianamente per far rispettare l’articolo 3 della Costituzione che afferma che ‘tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge’. Nelle nostre realtà sociali, però, il concetto di legalità non può essere in nessun modo distinto dal principio di lotta alla mafia. Come ci insegnavano i giudici Falcone e Borsellino, la mafia non è soltanto uccidere, spacciare droga o imporre il pagamento del pizzo. No! La mafia prima ancora di essere criminalità organizzata è una mentalità. E’ un atteggiamento violento rivolto nei confronti di un’altra persona, è la voglia di prevaricare gli altri, di apparire superiori facendo uso della violenza. La mafia, la violenza, il sopruso traggono nutrimento principalmente dalla paura. Penso che è nella lotta per l’affermazione della legalità che risiede il senso più autentico della dignità umana. Quella dignità che costituisce la base autentica della libertà.

Per ricordare Peppino, si è indetta la terza edizione del Concorso Nazionale Letterario “Artisti” per Peppino Impastato con l’intento di sensibilizzare, spronare e valorizzare l’attività letteraria e musicale. Un concorso che vuole unire vari ‘artisti’: poeti, autori, scrittori, musicisti, scolari… ad affrontare e a ricordarsi della legalità. La legalità, parola della quale si abusa ma che difficilmente si comprende il significato! Innanzitutto vuol dire rispetto delle regole, purtroppo però spesso anche chi rispetta formalmente le regole lo fa più per paura delle sanzioni che per adesione vera al concetto di legalità. L’Italia è la nazione nella quale per far rispettare un divieto occorre scrivere che quel comportamento è ‘severamente’ vietato, scrivere semplicemente ‘è vietato’ non basta!

L’iniziativa, intende rivolgersi alla più ampia platea di partecipanti di varie generazioni. Il carattere di internazionalità della competizione, pubblicizzata attraverso i canali informativi più appropriati, agevola un effettivo scambio socio-culturale e linguistico tra i tutti i partecipanti del nostro territorio. Un concorso “itinerante” che ad ogni edizione cercherà di “raggiungere” una città diversa. La volontà  è quella di coinvolgere il territorio in questo importante evento, e soprattutto come già scritto prima, nel tentativo di valorizzare la vocazione poetica/letteraria e musicale.

Nelle precedenti edizioni, figurano nomi di autorevoli giurati in campo sia artistico che musicale. Nella prima e nella seconda edizione, il presidente di  giuria è stato Michele Cucuzza (anche in questa edizione) e negli anni la giuria è stata composta dalla scrittrice Vittoria Veneziano, dalla giornalista  Laura Spanò, dall’attore Alessandro Indonea, dal candidato Nobel alla letteratura Alessio Arena, dal musicista/scrittore Francesco Gatta, Carmelo Galati (attore fiction Raiuno“La Mafia uccide solo d’estate”), Cassandra Raffaele (cantante-musicista presente alla trasmissione televisiva Xfactor), Alessandra Sala (scrittrice di romanzi per bambini) e altri ancora.

Ma tornando alla legalità, il pensiero di Don Ciotti: “La legalità, per essere strumento di giustizia e non solo di potere, presuppone relazioni fondate sulla prossimità, ossia su qualcosa che non si può apprendere ‘per legge’. La legge non può insegnare la prossimità, l’accoglienza, l’amore. Qui entra in gioco qualcosa che abita la profondità e il mistero dell’animo umano, ben oltre le logiche del divieto e della prescrizione: l’atto del riconoscimento. Riconoscere significa scoprire che la nostra identità è il risultato di una relazione e di un incontro e che le nostre azioni hanno sempre un effetto sulla vita degli altri. E’ questo a rendere cruciale l’uso che facciamo della nostra libertà. Un’educazione alla legalità che non sia, prima di tutto, un’educazione alla responsabilità, difficilmente saprà infondere in un giovane l’amore per l’impegno e il desiderio di conoscenza, desiderio di iscrivere la propria vita dentro un cammino di giustizia e di libertà collettive”.

Concludo “regalandovi” alcune frasi di Silvana Faletra, amica di Peppino, in un’intervista che con grande orgoglio ho fatto anni fa: “…ricordo la sua introversione, i suoi silenzi quel suo atteggiamento solitario, come di qualcuno che sa. Sa che il suo destino è segnato, sa che ciò che sta facendo lo porterà ad oltrepassare una soglia da cui non si torna indietro, sa che ha inscenato un copione, in cui sia il protagonista, sia il regista si fondono in un unico essere… “

Ecco, io spero che tutti noi, attraverso la scrittura e la musica riuscissimo ad essere registi del nostro “copione” ricco di giusti ideali.

Salvatore Lanno

(Presidente e fondatore del Concorso)

Una squadra unita!

Una squadra unita!

Essere una squadra unita!

Crea Oppressione, Rallentamenti Ostili, Notizie Avventate

Mi permetto di dire la mia sul Corona Virus (Virus Covid19) dopo aver letto, ascoltato notizie da qualsiasi strumento di informazione. Troppa e sbagliata informazione porta panico, soprattutto perché si viene bombardati  da notizie e scandalistici e da titoloni per catturare l’attenzione. Si parla di epidemia,  si segnalano in continuazione casi sospetti, si svuotano gli scaffali dei supermercati, le scuole del nord Italia sono chiuse, iniziative ludiche e sportivi sospese, i mezzi  di trasporto semi vuoti…. Peccato che si “perda” tempo a leggere notizie solo sui social (è giusto che ognuno scriva la propria opinione, ma non deve servire per fare disinformazione e allarmismo) senza andare ad informarsi sui canali e siti più competenti (www.salute.gov.it). In passato il virus Ebola ha avuto una mortalità stimata tra il 40/90%, il virus Hendra del 40%, il virus Nipah del 10%, il virus Mers del 34%, il Corona virus (attualmente) 2,3% in Cina e l’1% in Europa.

Cerchiamo di  rispettare le disposizioni  e le regole del ministero della salute, ma soprattutto di usare il buon senso. Per tutte le altre notizie ci penseranno  i tg e i giornali!

Coppa Italia: Inter-Benevento (a porte chiuse) finisce 6-2!

Coppa Italia: Inter-Benevento (a porte chiuse) finisce 6-2!

 

Coppa Italia ottavi di finale, Inter-Benevento 6-2: ai quarti i nerazzurri sfideranno la Lazio

Vorrei solo parlare del primo fischio di questa partita ma una piccola parentesi su altri tipi di fischi è doveroso farla. Anche perché è impossibile non notare le cause. Uno stadio che si riempie quasi sempre di 70 mila tifosi adesso è vuoto. Stasera si gioca a porte chiuse e oltre a noi della tribuna stampa e allo staff delle due squadre, sono presenti un centinaio di tagliandi a disposizione per i disabili e accompagnatori. La visione sugli spalti è surreale. Anche la voce dello speaker sembra “diversa” e quella dei giocatori rimbomba fino in tribuna. Sabato, per la gara di campionato arriva il Sassuolo e ci saranno i bambini a rendere San Siro un po’ meno silenzioso.

 


INTER-BENEVENTO 6-2
Inter (4-2-3-1): Padelli; Vrsaljko, Ranocchia, Skriniar, Dalbert; Gagliardini, Brozovic (37′ st Joao Mario); Candreva, Martinez, Perisic (22′ st Borja Valero); Icardi (1′ st Politano).
A disp.: Handanovic, Berni, De Vrij, Miranda, D’Ambrosio, Asamoah, Vecino, Nainggolan, Keita. All.:Spalletti.
Benevento (3-5-2): Montipò; Tuia (37′ st Billong), Antei, Di Chiara; Improta, Bandinelli, Buonaiuto (39′ st Sanogo), Tello, Letizia; Insigne, Coda (29′ st Ricci).
A disp.: Gori, Zagari,​ Gyamfi, Costa, Sparandeo​​​​​, Cuccurullo, Maggio, Del Pinto, Armenteros. All.: Bucchi.
Arbitro: Giua
Marcatori: 2′ rig. Icardi (I), 7′ Candreva (I), 46′ Dalbert (I), 3′ st Martinez (I), 12′ st Insigne (B), 21′ st Martinez (I), 28′ st Bandinelli (B), 50′ st Candreva (I)
Ammoniti: Vrsaljko, Gagliardini (I); Montipò (B)

I giovani di Peppino Impastato

I giovani di Peppino Impastato

Aria di cambiamento grazie ai giovani di Peppino Impastato.

Mi ritrovo a metà corteo che inizia dalla sede di Radio Aut (Terrasini) a Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato (Cinisi). Mi fermo ad un  parcheggio, quello che va verso lo stadio. Sento la necessità di scrivere quello che “vedo”… Un fiumara di persone lì, per Peppino, per ricordare che sono trascorsi 40 anni dal suo assassinio di mafia. Il caldo è forte e l’atmosfera afosa anima la folla. Tanti ragazzi che urlano gli ideali di Peppino, che a squarciagola inneggiano frasi contro la mafia, contro i mafiosi. Tante e forse troppe telecamere e “fotografi” che bloccano e rendono a tratti la sfilata un’attrazione teatrale . Forse le immagine dovrebbero essere “catturate” dentro di sé, immagazzinarne troppe si rischia di farne indigestione; perché non solo Sky, Rai News, TRM, Palermo Today e altri emittenti televisive cercano di valorizzare l’evento, anche ogni persona che si trova li, cerca di cogliere lo scatto giusto. Pure io! Accenti e dialetti da tutt’Italia, ragazzi e scuole di Brescia, Molfetta, Catania, Rovereto, Varese, Cinisi, Palermo, …

Molte associazioni e partiti presenti: dal partito comunista alla Cgil, da Casa Memoria a Amnesty International, da “Donne di Benin City” ad “Agende Rosse” Paolo Borsellino e tante altre associazioni provenienti da ogni parte della penisola. Sentire i vari ragazzi intonare cori, fa capire che forse qualcosa può e deve cambiare, perché bisogna dare fiducia e un futuro a  questi giovani. Nella loro “grinta” si sentiva una ventata di cambiamento, una reazione al “marciume” della corruzione che ancora esiste. Quello che i giovani hanno trasmesso deve far riflettere coloro che credono che tutto dovrà rimanere così! Invece no, si può cambiare!

C’erano molti volti noti, sia della politica che dello spettacolo: Susanna Camusso, Roy Paci, Leoluca Orlando, ovviamente Giovanni Impastato e altri ancora. C’erano anche molti sindaci, tra gli altri l’attivista primo cittadino di Messina Renato Accorinti. Chissà se in mezzo a tutti non c’erano anche dei mafiosi che si nascondevano.

Grazie “ragazzi” di Peppino! Ho ancora la pelle d’oca per le emozioni trasmesse.

CONCORSO “ARTISTI” PER PEPPINO IMPASTATO NEL QUARTIERE DI TORPIGNATTARA

CONCORSO “ARTISTI” PER PEPPINO IMPASTATO NEL QUARTIERE DI TORPIGNATTARA

LA MANCINI: SCUOLA PLURIPREMIATA IN SICILIA VINCE SUI TEMI DELLA LEGALITA’.

L’Istituto comprensivo di Via Laparelli ha stravinto a Cinisi lo scorso 17 giugno nel 1° Concorso letterario nazionale  “Artisti” per Peppino Impastato”.

L’evento, organizzato dallo scrittore e giornalista Salvatore Lanno, in collaborazione con La piccola Orchestra onlus, si è svolto nella sala civica del comune palermitano, alla presenza delle autorità locali, del Presidente di giuria e giornalista, Michele Cucuzza, e della scrittrice Vittoria De Marco Veneziano. Particolarmente coinvolgente l’intervento di quest’ultima, tutto rivolto alle nuove generazioni, ma anche un elogio alle insegnanti che, con il loro entusiasmo, riescono sempre a trascinare i giovani verso strade di bellezza e conoscenza, con esempi di dedizione gratuita, non accompagnata necessariamente da compensi, e spirito di abnegazione non comuni. Alle classi Quarta A e Prima A del plesso Pietro Mancini dell’ Istituto rispettivamente sono andati il secondo e terzo posto, nella sezione  dedicata alle scuole, con le opere “La Legalità è”  e “Un antidoto per il mondo”. Agli alunni della Quarta, già conosciuti ai lettori di Via Vai per aver raccontato in più occasioni le  numerose attività intraprese nel quartiere sui complessi temi del vivere comune, è andata anche la menzione speciale della critica, con il brano “La scuola, un diritto con le ali”, composta sotto la guida della maestra e musicista Carla Monterosso. A ritirare i riconoscimenti, oltre  a quest’ultima, le maestre, Marisa Madera, con una formazione specifica nell’ambito della Legalità e da anni impegnata in tal senso, l’insegnante Maria Ghidelli a cui si deve gran parte della costanza, e chi vi scrive, nel doppio ruolo di docente e cronista. Il nostro entusiasmo era iniziato da qualche mese prima con l’adesione al concorso. I bambini, benché piccoli, avevano mostrato un interesse particolare di fronte alla proposta di vedere un cartone animato sul giovane Peppino. Il naturale passaggio è stato quello di approfondire e sviluppare ulteriormente i temi toccati nel filmato. Le grandi domande sono partite da loro e in loro hanno trovato le risposte possibili. Successivamente è arrivata la proposta fatta ai bambini di aderire ad un concorso, la cui unica vera ricompensa, oltre a targhe e attestati, sarebbe stata la crescita. Crescita del senso civico e dell’amore per la Giustizia. Una giustizia un po’ più giusta, però, di quella che per anni ha contribuito al depistaggio delle indagini sulla morte di Peppino. Una giustizia un po’ più umana di quella che ha impiegato ventiquattro anni a restituire nelle mani di una madre il documento con la ricostruzione di quei fatti di sangue e mafia avvenuti in seno alla stessa famiglia. Sembrava proprio di vederla ancora Felicia, ormai anziana, sull’uscio di quella che ora è la Casa della Memoria, aperta a pubblico e scolaresche. Secondo le testimonianze che abbiamo raccolto, la madre, anziana e volitiva dell’eroe di Cinisi che fino alla fine ha lottato e preteso verità, apriva la sua casa e vi faceva entrare in particolar modo i giovani invitandoli a studiare e a tenere la schiena dritta, passando loro il messaggio di cultura lasciato da Peppino. La nostra piccola spedizione del tutto autofinanziata e spontanea, “al netto”, dei bambini, essendo purtroppo terminato l’anno scolastico, ha voluto come prima tappa recarsi sui luoghi in cui la storia tragica si è consumata. Ad indicarcela in tanti a Cinisi, forse testimoni diretti di un’epoca non lontana e ancora fortemente sentita.

All’improvviso, sulla strada del centro, una serie  di pietre d’inciampo in ceramica con le frasi più celebri dell’antimafia a scandire i cento passi che intercorrono tra la casa della vittima, Peppino, e quella di colui che fu indentificato come il carnefice mandante dell’esecuzione, Gaetano Badalamenti. “Tu fusti”, lo aveva additato senza alcun timore Felicia, durante il processo in cui si era costituita parte civile. L’Edificio del boss è oggi confiscato e restituito alla collettività.
Avremmo voluto che i nostri bambini, presenti idealmente, avessero potuto essere con noi anche materialmente, durante tutti i momenti vissuti a Cinisi, perché, oltre alla gioia della vittoria, avremmo condiviso una grossa lezione di vita e cioè che l’ingiustizia vissuta, un forte dolore possono sempre essere mutati in un messaggio positivo tramandabile a sua volta. Il malaffare può essere fermato con la condivisione di cultura e bellezza, così come Peppino ci ha insegnato, senza timore e con responsabilità. Lui credeva fermamente nel valore della comunicazione.
Può essere cambiato il sistema, se si sta insieme a tanti. Isolati si muore. Eppure, con la morte ingiusta e deprecabile di un giovane, si sono sublimati i concetti di rettitudine e correttezza che animavano il Martire cinisense. La presenza di Luisa Impastato tra i giurati, nipote diretta di Peppino e figlia del fratello Giovanni, oggi presidente dell’Associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, è stata più eloquente di ogni altro discorso. Senza dubbio avrebbe gratificherebbe e tranquillizzerebbe di più una maggiore risonanza di eventi come questo che valorizzano l’esempio di un così illustre Italiano. Anche per seguitare a nutrire di virtù e continuità la scelta di Peppino, che, attraverso l’esperienza violenta del suo assassinio, ha raggiunto più consensi spontanei di quanto la violenza riesca ad imporre. Coloro che hanno scelto da che parte stare fanno grandi opere di bene al mondo e ogni giorno rinnovano la loro adesione alla regola . Ci piace pensare che, se Peppino avesse potuto continuare a vivere, avrebbe compiuto tante altre azioni degne di nota. Forse avrebbe continuato senza timore a parlare dai microfoni della sua radio Aut; è probabile che avrebbe preso dei premi prestigiosi dedicati alla lotta al crimine o addirittura li avrebbe lui stesso elargiti ad altri, con la convinzione che i premi sono riconoscimento al merito. Magari avrebbe gridato a gran voce che, se e quando arrivano, sono un onore per chi li riceve direttamente, ma anche un prestigio per la comunità intera a cui i premiati appartengono. Non per il mero trofeo, ma per il significato più alto che recano. E vanno posti sotto l’attenzione di tutti, affinché possano svolgere la loro funzione di indirizzo al bene nella società. Questo concetto non è sempre scontato e chi fa il passo avanti per mettersi a disposizione della verità e degli altri va sostenuto, non lasciato solo. Mai o mai più.

                                                                                                       Nunzia Masci