Tre ore a galleggiare nella calura senza vento del Golfo di Hauraki. Aspettando che il vento si stabilizzasse un po’ e soprattutto che salisse sopra i 6.5 nodi previsti come limite minimo per un po’ di tempo. Invece in una meravigliosa giornata di mare non c’è stata gloria per i velisti di questa 36a Coppa America. Sono rimati a mollo facendo anche un paio di tentativi, ma se che il comitato di regata riuscisse a dare il via della regata numero 7.
Delusione per i velisti che volevano, ognuno nel suo campo rompere l’equilibrio che resta fissato sul 3-3, ma delusione anche per le migliaia di turisti che erano usciti in mare per assistere alle regate. Niente di fatto. Tutti a terra sperando in un domani migliore. Per lunedì sono previsti una decina di nodi di vento ancora da Nord Est. Si riparte da dove si era terminato sabato. Con Luna Rossa e New Zealand sul 3-3 con ancora 7 regate possibili da correre. gds
Primi. Primi da soli. Primi da soli e con margine rispetto a tutte le avversarie, che adesso devono inseguire. Con il 3-0 nel derby di Milano, l’Inter è in fuga. Se ci pensiamo non è propriamente la prima fuga del campionato: Il Milan li aveva già avuti 5 punti di distacco, alla decima giornata, su tutte le avversarie. Però questa è la prima fuga vera, nel senso che per la prima volta davanti a tutti c’è una squadra che tutti pensano possa anche arrivare in fondo. Senza nulla togliere ai rossoneri, che si sono spinti oltre i propri limiti e pronostici. Però non è mancanza di rispetto nei loro confronti dire che, salvo miracoli calcistici, dall’inizio del campionato ci sono sempre state soltanto due squadre in grado di vincere lo scudetto: la Juventus e l’Inter. Ecco, ora una delle due è davanti a tutte.
Che siano i nerazzurri, e non i bianconeri, probabilmente non è un caso. In queste settimane l’Inter sta completando un percorso di maturazione che è stato lento, molto più sofferto di quanto si auguravano i tifosi e probabilmente si aspettava lo stesso Conte, che è passato da una prima stagione senza titoli (nonostante il secondo posto a un solo punto dalla Juve e la finale persa di Europa League) e da tante sconfitte dolorose, come la doppia eliminazione ai gironi di Champions League, l’ultima davvero sanguinosa. Il mister però continuava a rivendicare il lavoro svolto, questo processo di crescita che da fuori a dire il vero non si vedeva tanto. Alla lunga, sta avendo ragione lui.
Nel giro di un mese ha battuto in maniera netta Juventus, Lazio e Milan. Oggi l’Inter sembra diversa, gioca con una convinzione nei propri mezzi e una capacità di lettura dei diversi momenti della partita che prima non aveva (e che in questo momento non ha nessun altro in Serie A). Anche dal punto di vista tattico è migliorata, perché Conte dopo mesi di incomprensioni, a tratti indisponenti, è riuscito a coinvolgere anche Eriksen e Perisic, che hanno alzato ulteriormente la qualità in campo.
L’Inter è diventata la grande squadra che doveva essere, sia sul piano tecnico che psicologico. Dietro ha tutte le rivali, staccate. Il Milan, che non deve essere sottovalutato, può ancora dire la sua, ma a -4 in classifica (anzi, -5 con gli scontri diretti a sfavore) e la fatica di una rosa corta che comincia a farsi sentire, ora fa meno paura. La Juventus è sempre stata la rivale principale e lo è ancora a maggior ragione, ma insegue a 5 punti che sono solo virtuali: le partite col Crotone ma soprattutto col Napoli andranno vinte, al momento la classifica dice -11 ed è scoraggiante, specie per una squadra che continua a non convincere. Le altre, Roma, Lazio, Atalanta, sono troppo lontane e troppo poco attrezzate per potersi inserire nella corsa scudetto.
Davanti ora c’è un calendario tutto in discesa. Nelle prossime cinque giornate, l’Inter avrà solo la sfida all’Atalanta davvero impegnativa. Il percorso della Juve è simile (c’è la Lazio), ma con in più il ritorno in Champions contro il Porto, appuntamento cruciale che brucerà energie fisiche e mentali, e altre ne porterà via dovesse arrivare il passaggio ai quarti (Pirlo se lo augura perché l’eliminazione sarebbe un fallimento clamoroso). Il campionato è lungo, tante cose possono ancora succedere. Ad esempio, la Juve potrebbe tornare la vecchia Juve in grado di vincere 10 partite di fila (che però quest’anno non è mai stata). Possono succedere infortuni e contrattempi (questa squadra non può permettersi di perdere Lukaku). Ma il campo è chiaro. Classifica, calendario, avversari: tutto dice Inter.
Quindici giornate da disputare (per qualcuna sedici) sono tante, quasi mezzo campionato, ma mai come quest’anno l’equilibrio nelle parti alte della classifica è una costante. Tolta la mini fuga dell’Inter, che a fine febbraio potrebbe anche risultare decisiva, era da moltissimi anni che “sette sorelle” non lottavano per un obiettivo comune: un posto in Champions League. Sette squadre per quattro posti e divise potenzialmente da 10 punti in classifica che diventano sei tralasciando la capolista e il suo gap con la seconda.
Inter, Milan, Roma, Atalanta, Lazio, Juventus e Napoli con queste ultime due in debito di un match con i conti in graduatoria sono lì a darsi battaglia dall’inizio, con pregi e difetti di ognuna e momenti altalenanti di stagione seppur sempre con il segno più rispetto a campionati disastrosi. Per questo a fine febbraio con il ritorno delle coppe a dare fastidio – chi più chi meno – è già partita la volta per un posto nell’Olimpo europeo del calcio, dove le variabili da tenere in considerazione saranno incredibilmente alte.
Tolta l’Inter, a meno di clamorosi crolli in assenza di distrazioni europee che non solo gli facciano sfuggire il campionato ma addirittura anche un piazzamento tra le prime quattro, dal Milan di Pioli in flessione al problematico Napoli di Gattuso ci sono nove punti, che potenzialmente potrebbero essere sei in caso di successo azzurro nel recupero – ancora non programmato – contro la Juventus. Andiamo con ordine.
MILAN IN FLESSIONE E BIG MATCH IN TRASFERTA
Il Milan sta vivendo la parte più difficile da un anno a questa parte con quattro sconfitte nelle ultime otto partite che sicuramente hanno minato certezze ed entusiasmo. La questione Ibra-Sanremo distrarrà, ma molto del destino dei rossoneri in campionato verrà determinato dalla capacità di reagire a questo momento critico. Al resto penserà un calendario particolarmente duro nel finale, con tutti gli scontri diretti in trasferta – ad eccezione della sfida contro il Napoli – e con Lazio (25 aprile), Juventus (quartultima) e Atalanta (ultima) da affrontare negli ultimi metri della volata.
ROMA: SERVE IL SALTO DI QUALITA’ NEGLI SCONTRI DIRETTI
La Roma è in risalita anche se il pareggio di Benevento ha frenato gli entusiasmi da aggancio al secondo posto nello scontro diretto contro il Milan del prossimo turno. La squadra di Fonseca i più grossi problemi tende a darseli da sola, come la questione Dzeko delle ultime settimane, ma un limite stagionale è rappresentato dagli scontri diretti. Quasi impeccabile contro le squadre dietro in classifica, nei big match per ora ha steccato sempre e il cambio di rotta è d’obbligo. Alla terzultima il derby contro la Lazio e l’Inter alla penultima sono gli impegni da cerchiare con il rosso, ma c’è da incamerare fieno in cascina prima.
ATALANTA: IL CAMMINO CHAMPIONS FARA’ LA DIFFERENZA
L’incognita dell’Atalanta, invece, riguarda il cammino in Champions League. Dopo aver risolto brillantemente la grana interna allo spogliatoio dello scorso autunno, la Dea è tornata ad essere – in assenza di impegni europei – quella squadra brillante, schiacciasassi e fabbrica di gol che siamo stati abituati a vedere. Lo scontro diretto interno contro il Milan all’ultima giornata potrebbe essere davvero lo snodo fondamentale.
JUVENTUS: LE MILANESI IN CASA NELL’ULTIMO MESE
La Juventus di Pirlo è forse la più difficile da inquadrare. Con una gara da recuperare e una Champions da raddrizzare dopo la brutta prova di Porto, i bianconeri stanno convivendo con l’annata d’esordio del tecnico e tanti problemi fisici che vanno a cozzare con il rendimento sempre sopra la media di Cristiano Ronaldo. Potenzialmente i bianconeri sono ancora in lotta per lo scudetto, ma nel corso dell’anno non hanno avuto la continuità necessaria per contrastare Milan prima e Inter adesso. Anche i bianconeri vivranno un finale di stagione importante ospitando prima il Milan alla quartultima e poi l’Inter alla penultima, vero impegno da segnare con diversi cerchi rossi, sempre che non sia troppo tardi in chiave titolo. Ma sicuramente non in chiave Champions League.
LAZIO E NAPOLI: SERVE CONTINUITA’
Infine Lazio e Napoli, al momento le due outsiders che però nel corso della stagione hanno dimostrato di avere i numeri per assestarsi nelle prime quattro, pur vivendo momenti complicati. Molto lo faranno gli impegni europei e la loro durata, mentre per quanto riguarda i partenopei la situazione di Gattuso potrebbe distrarre il gruppo dall’obiettivo finale.
Coppa Italia ottavi di finale, Inter-Benevento 6-2: ai quarti i nerazzurri sfideranno la Lazio
Vorrei solo parlare del primo fischio di questa partita ma una piccola parentesi su altri tipi di fischi è doveroso farla. Anche perché è impossibile non notare le cause. Uno stadio che si riempie quasi sempre di 70 mila tifosi adesso è vuoto. Stasera si gioca a porte chiuse e oltre a noi della tribuna stampa e allo staff delle due squadre, sono presenti un centinaio di tagliandi a disposizione per i disabili e accompagnatori. La visione sugli spalti è surreale. Anche la voce dello speaker sembra “diversa” e quella dei giocatori rimbomba fino in tribuna. Sabato, per la gara di campionato arriva il Sassuolo e ci saranno i bambini a rendere San Siro un po’ meno silenzioso.
INTER-BENEVENTO 6-2
Inter (4-2-3-1): Padelli; Vrsaljko, Ranocchia, Skriniar, Dalbert; Gagliardini, Brozovic (37′ st Joao Mario); Candreva, Martinez, Perisic (22′ st Borja Valero); Icardi (1′ st Politano).
A disp.: Handanovic, Berni, De Vrij, Miranda, D’Ambrosio, Asamoah, Vecino, Nainggolan, Keita. All.:Spalletti.
Benevento (3-5-2): Montipò; Tuia (37′ st Billong), Antei, Di Chiara; Improta, Bandinelli, Buonaiuto (39′ st Sanogo), Tello, Letizia; Insigne, Coda (29′ st Ricci).
A disp.: Gori, Zagari, Gyamfi, Costa, Sparandeo, Cuccurullo, Maggio, Del Pinto, Armenteros. All.: Bucchi.
Arbitro: Giua
Marcatori: 2′ rig. Icardi (I), 7′ Candreva (I), 46′ Dalbert (I), 3′ st Martinez (I), 12′ st Insigne (B), 21′ st Martinez (I), 28′ st Bandinelli (B), 50′ st Candreva (I)
Dopo 5 anni il Campionato del mondo motocross torna a fare tappa al Circuito Città di Mantova. Il miglio d’oro del motocross italiano ospiterà sabato e domenica 22 e 23 agosto la 15° prova del Campionato del mondo motocross MXGP e MX2. L’ultima edizione del mondiale a Mantova è stata il GP Lombardia del 10 e 11 aprile 2010 vinto da Antonio Carioli (KTM/MX1) e Marvin Musquin (KTM/MX2). Il ritorno del mondiale a Mantova è una notizia attesa nell’intero motorsport, perché la pista lombarda da 32 anni ospita moltissime gare ed è considerata un tempio di questo sport. Lungo i suoi 1.650 metri hanno corso e vinto tutti i più grandi Campioni del motocross e 4 generazioni di crossisti, da Georges Jobè a Rinaldi e Maddii, da Everts a Joel Smets, ora Cairoli ed Herlings, domani Dankers e Meuwissen che già hanno corso e primeggiato al Nuvolari. Dal punto di vista mediatico, l’appuntamento lombardo sarà molto seguito. Vi partecipano 74 piloti provenienti da 22 nazioni e 7 Case motociclistiche impegnate ufficialmente. La televisione raggiunge 179 diversi Paesi, il motocross è trasmesso da tutte le più importanti televisioni del mondo, ben 64 nazioni si collegheranno in diretta, in Italia la gara è visibile su Mediaset Italia 2 e su Eurosport.
BUDAPEST – Vettel spacca in due le Mercedes e vince il suo 41 Gp, quello di Ungheria. Una trionfo storica, che arriva in un momento importante per la Ferrari e che Sebastian dedica subito a Bianchi: “Questa vittoria è per te Jules!” Urla ai box via radio appena tagliato il traguardo. “Spaccate in due le Mercedes” perché effettivamente la sua incredibile partenza (da terzo a primo, seguito come un’ombra da Raikkonen) ha fatto letteralmente impazzire Rosberg ed Hamilton che così hanno mandato in scena una serie di errori mai visti prima. Così alla fine fra un colpo di scena e l’altro, alla fine sul podio alle spalle di Vettel sono arrivati Kvyat e Ricciardo. Ottimo quarto posto per il 17enne Verstappen con la Toro Rosso e grandissimo quinto posto di Fernando Alonso che porta per la prima volta a punti la McLaren-Honda. E il “dominatore” partito dalla pole? Solo sesto: Hamilton infatti non solo è partito male dalla pole position ma poi ha commesso una lunga serie di errori. Il campione del mondo resta comunque in testa alla classifica con 202 punti contro i 181 di Nico Rosberg che ha concluso ottavo dopo la foratura causata dall’incidente con Ricciardo a 5 giri dal termine mentre era secondo. Settimo posto per Romain Grsojean con la Lotus, mentre anche Jenson Button con l’altra McLaren chiude nei punti nono. Decimo posto per Marcus Ericsson con la Sauber. Vettel con la vittoria odierna è ora terzo nel mondiale con 160 punti.