PEPPINO IMPASTATO: “ETERNO FANCIULLO CRESCIUTO IN UN AMBIENTE OSTILE”

PEPPINO IMPASTATO: “ETERNO FANCIULLO CRESCIUTO IN UN AMBIENTE OSTILE”

 

Intervista a Silvana Faletra, amica di

 Peppino Impastato

 

Cara Silvana, per puro caso ho scoperto che lei conosceva Peppino! E l’idea di farle un’intervista è arrivata all’istante. Come lo ha conosciuto, eravate compagni di scuola, amici d’infanzia o che cosa? 

Ho conosciuto Peppino tramite il mio ex marito, che oltre che essere stato suo compagno universitario ne condivideva il pensiero ideologico.

Gli ideali di Peppino li ha sempre seguiti? Lei faceva parte della “compagnia” di Peppino?

Condividevo già gli ideali di Peppino: sono nata e cresciuta in una terra dove lo strapotere mafioso incarnava già ciò che oggi, a livello mondiale, il potere economico attua con gli stessi metodi, anche se, apparentemente più sottili, più subdoli e, quindi più pericolosi in quanto avallati oltre che dai politici che la gente si illude di avere “scelto?” democraticamente, anche da una stampa complice “inconsapevole?”… anche allora la paura strisciante di questo potere mafioso che agiva non esitando ad eliminare chi lo ostacolava, si respirava nell’aria, ogni bambino cresceva succhiandola dal latte materno …tentare di promuovere  una certa consapevolezza e/o nominare gli Innominabili era qualcosa che richiedeva oltre a una certo tipo di coscienza quasi istintiva, innocente, che tende a valutare l’ingiustizia, la prevaricazione come costrittive della libertà individuale e, quindi sociale, anche una buona dose d’incoscienza, quell’incoscienza propria di quell’età giovanile che nella sua freschezza ed autenticità pensa a cambiare lo stato di cose, quell’età che non pensa alla morte …forse perché ancora troppo presa dalla vita e dal senso autentico della stessa. Con questo atteggiamento frequentavo Radio-Aut e partecipavo a qualche trasmissione di “Onda Pazza” …era come un gioco …mi viene in mente in questo momento una magnifica canzone di De André tratta dall’album “Storia di un impiegato” ispirata al maggio francese del “68” …ecco …anche il maggio di dieci anni dopo vide Peppino dilaniato …quei versi, anche se in un contesto diverso esprimono chiaramente il dopo delitto a Cinisi …un monito per tutti …sempre con la complicità sia giornalistica, sia istituzionale a tentare di incriminare le idee, la voglia di giustizia …di intimorire, annientare quel po’  di coraggio che la paura, resasi palese in ciascuno di noi, tentava di fagocitare.

Oltre all’entusiasmo di fare, cosa ricorda di lui?

Con la consapevolezza di oggi: ricordo la sua introversione, i suoi silenzi…quel suo atteggiamento solitario, come di qualcuno che sa …sa che il suo destino è segnato …sa che ciò che sta facendo lo porterà ad oltrepassare una soglia da cui non si torna indietro …sa che ha inscenato un copione, in cui sia il protagonista, sia il regista si fondono in un unico essere e che il sipario del palcoscenico calerà quando le comparse (i mafiosi) attueranno quel gesto finale che lo consegnerà alla storia di questa terra a segnare un nuovo sentiero… dove la sua orma resta visibile, marchio indelebile del suo spirito eterno…è così che lo ricordo…eterno fanciullo cresciuto in un ambiente ostile…così come il fior di loto cresce nel fango a ricordarci che la melma, per quanto putrida possa essere non ostacolerà mai quella forza sottile che permette la fioritura della bellezza e della delicatezza che giace nel cuore di tutti noi…solo se accettiamo la vita…e accettiamo di viverla fino in fondo consapevoli che non è la quantità degli anni che conta ma la qualità degli stessi.

Nelle difficoltà che si incontravano come reagiva? E voi del “gruppo” cosa facevate per supportarlo?

Come tutti gli esseri umani: talvolta si “incazzava”, altre volte era più tollerante …a mio parere aveva una capacità innata nel percepire il grado di coscienza di chi aveva davanti, e pur tentando di coinvolgerlo nelle sue argomentazioni non ne forzava mai i limiti …piuttosto lo accettava così com’era. Il gruppo cercava di seguirlo e pur nelle diversità si trovava sempre un punto d’incontro …ma, ripensandoci, Peppino era oltre, sia nell’analisi del sociale, sia nella sensibilità a coglierne gli aspetti salienti.

Ricorda un episodio particolare che vuole fare emergere?

Ricordo l’ultima volta che lo vidi, nel periodo di campagna elettorale, qualche giorno prima del suo omicidio: nella sede di radio Aut sdraiato nella famosa poltrona rossa con la flebo al braccio, causa una intossicazione alimentare, era come se attingesse ad una forza esterna …in quel momento, probabilmente, sperava di assolvere il compito che si era prefissato: essere spirito presente in quell’aula consiliare …compito assolto fino in fondo. Quell’aula oggi porta il suo nome.

Secondo lei cosa è cambiato dopo la morte di Peppino?

Ti rispondo con un’altra domanda: secondo te cosa è cambiato dopo il “68 e il “78? E’ vero, per molti Peppino è diventato un’icona, è uno dei “soliti eroi”, ragazzi di tutto il mondo vengono a “Casa Memoria”, si ricorda il 9 maggio, si tengono convegni …e questa è una cosa culturalmente buona ma …ma localmente, a parte qualche sporadica presenza e i soliti compagni che, a mio parere, sono rimasti ancorati a quel periodo…la realtà segue gli stessi ritmi di un sistema globalizzante che si è insinuato capillarmente nella stragrande maggioranza delle menti umane creando una coscienza sociale priva dei reali valori che dovrebbero distinguere l’essere umano, in quanto portatore di un IO, dall’animale, incosciente di ciò che è, e che ne fa, appunto, un innocente. Forse ti sembrerà un po’ cruda questa mia osservazione ma non scevra di speranza, comunque …so che un mondo più elevato esiste e questo mondo avrà la sua esistenza …il tempo che ci vorrà dipende solo da noi …ma è INELUTTABILE e, coloro che hanno vissuto e sono morti per questo mondo lo vedranno sorgere nella sua gloria e loro con esso.

Grazie!