Il latte materno: antibiotico GML

Il latte materno: antibiotico GML

Il latte materno non finisce di stupire.  Al suo interno vi sarebbe anche una sostanza paragonabile a un antibiotico naturale. La scoperta è firmata da Donald Leung del National Jewish Health, ed è stata pubblicata su Scientific Reports. Il composto si chiama GML, presente anche nel latte vaccino ma in concentrazioni molto più basse. E’ invece del tutto assente nel latte artificiale. Il GML sarebbe in grado di eliminare piccole colonie di Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis e Clostridium perfringens. L’aspetto interessante è inoltre la selettività della sostanza, che uccide solo i batteri pericolosi per la salute, mentre favorisce lo sviluppo di quelli buoni, i lattobacilli della famiglia dell’Enterococco e i bifidobatteri. Per tutti questi motivi, i ricercatori hanno intenzione di inserire in futuro sia latte vaccino che in quello artificiale il GML come additivo, affinché anche i bambini che non hanno la fortuna di essere allattati al seno possano beneficiare dei suoi effetti positivi.  A.Sperelli

L’acido linoleico: prezioso per il nostro organismo

L’acido linoleico: prezioso per il nostro organismo

 

L’acido linoleico

E’ un acido grasso essenziale che appartiene alla famiglia degli omega 6, indispensabile per la nostra salute. Non viene prodotto dal nostro organismo e quindi deve essere assunto attraverso l’alimentazione o con integratori. Questo acido è presente negli oli di mais e girasole, nella frutta secca, nella soia, nel germe di grano, nelle olive. Degna di nota è anche la concentrazione di questa sostanza in piante come la borragine e la primula notturna. All’acido linoleico vengono attribuite varie proprietà: quella di riuscire a mantenere un ruolo nel mantenimento della salute delle membrane cellulari e nella promozione della crescita cellulare. Sarebbe inoltre coinvolto nella sintesi di molecole implicate in alcuni processi importanti come la coagulazione del sangue o la mediazione della risposta infiammatoria. Gli sono riconosciuti infine capacità di tenere sotto controllo i livelli di colesterolo nel sangue. Proprio quest’ultimo è un beneficio riconosciuto dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare, quando ne vengono assunti 10 grammi al giorno.

L’ANGIOTERMOGRAFIA DINAMICA (DATG)

L’ANGIOTERMOGRAFIA DINAMICA (DATG)

Il cancro della  mammella rappresenta la prima causa di morte per tumore nelle donne, il 28% di morte per causa oncologica prima dei 50 anni. Nel 2012, in Italia, sono stati stimati 13.000 decessi. Una donna su otto nel corso della sua vita contrae questa patologia. L’età di incidenza va sempre più abbassandosi, e ciò ha portato a indicare la necessità di effettuare la mammografia annualmente dai 39 ai 49 anni e successivamente biannualmente, naturalmente in pazienti senza fattori di rischio. Purtroppo la mammografia non è screvra da falsa negatività, soprattutto nelle mammelle giovani ad alta densità e l’ecografia può valutare solo tumori di determinate dimensioni. Inoltre, entrambe le metodiche non prendono in considerazione i tumori non formanti massa o quelli di dimensioni millimetriche. Che fare? E’ chiaro che uno screening serrato comprendente gli esami strumentali e la visita senologica riducono il rischio di patologia ma non salvano dal falso negativo.

E’ stata introdotta, già da diversi anni, una nuova tecnologia a cristalli liquidi, assolutamente non invasiva e proponibile in tutte le fasce di età, alle donne in allattamento,  in gravidanza e  agli uomini, che valuta la eventuale comparsa di neoangiogenesi tumorale ancora prima della formazione del tumore, prima che questo si renda palpabile, visibile alla ecografia, mammografia e risonanza magnetica  con mezzo di contrasto. E’ in grado di scoprire il tumore ancora allo stadio di iperplasia  la quale precede il millimetrico carcinoma in situ.

La Angiotermografia dinamica (DATG) valuta la presenza di variazioni della regolare distribuzione delle arterie mammarie, la quale, in assenza di patologia, non può essere che tale ; in caso di presenza di carcinoma o lesione preneoplastica mostra chiaramente l’evidenza della anarchia vascolare che determina l’indicazione precisa all’esame bioptico. Sono stati effettuati studi presso istituti di ricerca che dimostrano come anche nelle iperplasie ci sia la presenza di una proteina che attiva la neoangiogenesi ed è la stessa che si trova anche all’interno di carcinomi avanzati. Questo dimostra che asportando la lesione preneoplastica non si arriva al tumore invasivo. Ovviamente lo screening attraverso le note altre metodiche è comunque raccomandato. La DATG è utilissima nella valutazione della terapia ormonale, chemioterapica, antiinfiammatoria, in quanto mostra l’evoluzione della lesione attraverso la neoformazione vascolare. Nel  sito BREAST LIFE si può assistere alla presentazione del prof. Daniele Montruccoli che spiega e mostra chiaramente la tecnica attraverso una documentazione chiara e precisa avvalorata da casi clinici dimostrativi.

OBESITA’ E PATOLOGIE CORRELATE

OBESITA’ E PATOLOGIE CORRELATE

L’obesità è associata ad una serie di malattie, dalle cardiovascolari all’ ipertensione, al diabete mellito, all’ osteoartrite, al tumore dell’endometrio, della mammella, della cistifellea e dell’intestino. Conta però la localizzazione prevalente del peso in eccesso. Infatti l’adipe a livello addominale (fenomeno molto più frequente nel sesso maschile) condiziona l’insorgenza soprattutto di diabete e malattie cardiovascolari sopracitate. Il consumo frequente di frutta e verdura, rispetto ai grassi animali, soprattutto se associata ad  attività fisica, riduce notevolmente il rischio di tumore.
L’associazione tra cancro della mammella e sovrappeso è rilevante soprattutto dopo i 70 anni ed è legata a fattori ormonali; infatti, essendo cessata la produzione di estrogeni e progesterone da parte dell’ovaio il grasso in eccesso rappresenta una considerevole fonte di produzione estrogenica responsabile altresì del cancro dell’endometrio (mucosa dell’utero).
Quindi un minore introito calorico con  predilezione di una dieta prevalentemente vegetariana associata ad attività fisica (basterebbero due o tre camminate a passo svelto di 15 minuti al giorno) ridurrebbe l’obesità e dunque le patologie ad essa correlate. Una maggiore attività  fisica diminuisce il rischio di malattie quali   la dismenorrea (il dolore mestruale intenso), vari disturbi circolatori e la sindrome depressiva, modula favorevolmente la sensazione di sazietà ed infine, riducendo la resistenza all’insulina, diminuisce il rischio di diabete e l’insorgenza di alcuni tumori ad essa correlati.